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1.4 Il ciclo di vita di una destinazione
Come un qualsiasi prodotto turistico e non, anche una destinazione
turistica ha un suo ciclo di vita. Il
ciclo di vita dell’area turistica (Tourism Area Life Cycle – TALC) è il
modello che più frequentemente viene utilizzato per descrivere le fasi della
domanda turistica. Il modello più accettato è quello di Butler (1980), che
descrive sei differenti stadi di vita di una destinazione:
1. Esplorazione
La località viene scoperta dai primi turisti avventurosi attratti dalle bellezze naturali e culturali di certi luoghi.
Questa località però si presenta senza attrezzature per l’accoglienza, con
strutture che sono inesistenti e con problemi di accessibilità. L’attrazione è
data dal luogo incontaminato. In questa
fase le presenze sono basse e l’offerta dei
beni e servizi è inesistente e di conseguenza non esiste un vero e
proprio livello di controllo e gestione della destinazione.
2. Introduzione
Spinte dalle presenze turistiche in aumento, le iniziative locali iniziano
a promuovono la destinazione per attirare clienti. I privati investono capitali
e nascono così le prime strutture ricettive e attrattive di qualità.
Vi è un coinvolgimento della società dell’economia e delle risorse locali.
Manca ancora però la presenza del settore pubblico nelle funzioni di
coordinamento e di completamento del prodotto turistico; la gestione della
destinazione è quindi in mano al settore privato locale.
3. Sviluppo
Il flusso dei turisti aumenta a tassi crescenti, fino a
superare, nel corso della stagione degli arrivi, la popolazione dei residenti.
La località entra in un circuito turistico di dimensioni ben più grandi. Ecco
allora che il settore pubblico assume il
controllo della destinazione e completa l’offerta locale con servizi pubblici e
infrastrutture che servono a portare la destinazione a livelli di competitività
internazionale. Durante questa fase, le presenze dei turisti dipendono anche
dagli accordi presi con le agenzie di viaggio e con i grandi tour operator che
arrivano nella destinazione.
4. Maturità
Il flusso turistico è ancora in crescita ma a un tasso
decrescente. L’organizzazione cambia, sfugge al controllo degli operatori
locali e si presentano società esterne, che assumono il controllo della
destinazione fornendo i servizi adatti alla nuova realtà. La località rimane
comunque privilegiata.
5. Stagnazione
Si ha il massimo delle presenze turistiche e da questo
momento in poi, la destinazione diviene meno appetibile turisticamente. Si
osservano conflitti tra i diversi stakeholder. La destinazione inizia a
incontrare problemi economici sociali e ambientali.
6. Declino
A mano a mano che nuove destinazioni, più alla moda, rubano visitatori alle
località divenute ormai tradizionali, si registra un graduale declino
dell’economia turistica locale. Vi è l’abbandono di molte strutture ricettive e
molte si convertono ad altro uso. Gli operatori per uscirne dovrebbero
collaborare (il settore privato dovrebbe collaborare con il settore pubblico) e
ricercare di innovare, rivitalizzando la destinazione: si tratta di restyling reale in grado di attivare
un nuovo ciclo di vita dell’economia turistica.
Figura 2: Ciclo di vita di una destinazione turistica |
Fonte: Destination building
“Il modello non è una profezia fisiologica che si avvera in sé e che dice
che una volta che una destinazione è stata scoperta e si è sviluppata,
inevitabilmente c’è il decadimento ” (A. Minguzzi, 2010).
Mentre alcune destinazioni rimangono “inchiodate” in una fase del ciclo di
vita, altre passano dallo sviluppo al declino in pochi anni. Anche la durata di
ogni fase è variabile di caso in caso.
In ogni caso, questo modello
propone, comunque, un interessante rapporto tra gli stadi di sviluppo di una
destinazione e le strategie del management,
del marketing, degli investimenti e delle attrazioni, dato che ognuno di questi aspetti varia nei diversi
stadi del ciclo di vita.
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