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1.1
La creazione
del prodotto turistico
Affinché una
destinazione abbia successo, è necessario creare un prodotto. Il prodotto
turistico è un prodotto “vivo”, che ha una scadenza, se non viene rinnovato
decade. Il compito, quindi, più importante e allo stesso tempo
più difficile di chi opera nel turismo e quello di capire lo stato d’animo del
turista, i suoi desideri, le sue esigenze e le sue motivazioni, in poche
parole, conoscerlo, in modo tale da offrirgli il prodotto più adatto.
Si possono
individuare nove traguardi da raggiungere affinché un prodotto abbia
successo:
· Primo : definire il prodotto
La prima cosa da fare consiste nella definizione concettuale del prodotto.
È necessario cioè pensare a un bene che possa essere venduto sul mercato. Il
processo è simile a quello che si segue, nel marketing, per qualsiasi tipo di
bene. Per vendere ciò che si vuole si può procedere in due fasi:
- La prima consiste nel rendere
concreta l’idea, pensando al pubblico al quale ci si vuole rivolgere;
- In secondo luogo va localizzata la
destinazione, cioè se ne deve definire la posizione rispetto al target al quale
ci si rivolge. Per esempio, se il pubblico prescelto è quello famigliare si
deve sapere bene cosa vuole e come si muove questo pubblico.
· Secondo: analizzare il mercato
Sapere cosa vuole il mercato, è il
punto obbligato per chiunque voglia produrre una cosa qualsiasi. Anche per
compiere questa operazione è necessario mettersi nei panni del cliente,
comprenderne profondamente le esigenze. Inevitabilmente ciò porta alla
segmentazione della domanda, a scoprire all’interno di categorie a prima vista
omogenee un gran numero di differenze.
Va poi valutata la concorrenza:
qualunque sia il prodotto esso avrà sempre una concorrenza, è inevitabile.
Anche se si tratta di un prodotto nuovo e inedito esso deve essere in grado,
nel processo di scelta del consumatore, di battere quelli che l’acquirente già
conosce, ricordando che la concorrenza esiste sul piano dei desideri, non su
quello di ciò che si vende.
Va anche tenuto presente che le
distanze verso una destinazione non si misura più in chilometri, ma si misurano
in tempo e in spesa.
· Terzo: analizzare l’interno
Un altro fattore importante che non va trascurato sono i vincoli interni,
che condizionano la possibilità di predisporre ciò che si è progettato. I
vincoli sono di tipo ambientale e geografico prima di tutto: la proposta che si
deve fare deve essere coerente con ciò che esiste.
Esistono poi dei vincoli di tipo economico e sociale: la disponibilità di
mezzi, l’ambiente umano e culturale che caratterizza la destinazione ne
coordinano in ,modo totale la possibilità di esprimere un offerta piuttosto che
un’altra. Infine le limitazioni politiche.
· Quarto: l’analisi degli elementi del
prodotto
A questo punto, il prodotto va
sezionato, e seminato in tutte le sue componenti, per avere un idea chiara dei
suoi elementi di forza e dei sui elementi di debolezza, per sottolineare i
primi e cercare di correggere i secondi.
· Quinto: definizione degli obiettivi
Qualsiasi progetto, se no dicesse
chiaramente dove vuole arrivare, che obiettivi si pone, sarebbe inutile. Per
obiettivi si intendono quelli economici, di quantità prima di tutto. Si tratta
di valutare da una parte l’andamento della domanda turistica nella destinazione
e dall’altra il tipo di risposta che è stato fornito alle richieste. Questo è
un aspetto molto delicato nello sviluppo della progettazione, perché si tratta
di fare un’analisi realistica e anche impietosa dell’esistente, in modo da avere
un quadro reale della competitività della destinazione e da stabilire le
strategie operative per giungere a obiettivi realistici.
È
inutile dire come in questa fase si inseriscano talvolta variabili di tipo
politico, interventi di amministratori locali il cui interesse ha più un
carattere elettoralistico che non di effettiva volontà di risposta al mercato. Infine, anche l’arco temporale va fissato, e deve
essere di tre anni. Tre anni, perché questo è il tempo medio che passa dalla
progettazione di un prodotto turistico alla sua prima funzione, è il tempo
utile per avere una risposta riguardante il funzionamento di ciò che si è
costituito, per verificare la validità del prodotto.
· Sesto: posizionamento sul mercato
Se si vuole attrarre un nuovo cliente
si deve fare in modo di proporgli qualcosa di diverso da ciò che il mercato
offre, per giustificare la scelta verso quella destinazione invece che verso
un’altra. Sembrerebbe una risposta ovvia per posizionarsi sul mercato, ma non
lo è: gli esempi di prodotti, non solo turistici, che si propongono sul mercato
semplicemente come “uno in più”, senza neppure provare a differenziarsi, sono
molti. La cosa interessante è che alcuni
di questi riescono ad avere successo.
La prima più semplice forma di
differenziazione è quella basata sui prezzi: creare un attrazione costituita
dal prezzo più basso, o anche dal prezzo più alto.
C’è ne un'altra: portare valore
aggiunto all’offerta, sia essa valore per il tempo (value for time), oppure valore per il denaro (value for money). Il valore
aggiunto derivante dalla qualità del servizio deve poter essere riassunto in
una sola parola: sicurezza. Sia i turisti sia gli operatori che lavorano con
una destinazione devono essere sicuri di avere sempre il servizio che
richiedono.
· Settimo: la politica di marketing
L’offerta della destinazione deve essere coerente con il mercato al quale
si rivolge: sarebbe inutile cercare di conquistare un target costituito dalla
famiglia media se poi gli alberghi non hanno le camere adatte, sono molto cari,
i ristoranti non sono coerenti con le richieste e così via.
Per una destinazione nuova, il funzionamento del sistema deve essere
compito della DMO. Il lavoro del
destination manager o della Destination Management Organization (DMO) deve
essere quello di integrare il prodotto e portarlo sul mercato.
La DMO è un ente pubblico il cui scopo è
promuovere la destinazione turistica come meta di vacanze, viaggi e congressi. Secondo Buhalis (2000), la DMO ha quattro
obiettivi strategici:
• aumentare la prosperità di una
popolazione nel lungo termine;
• intrattenere i turisti massimizzando la loro
soddisfazione;
• massimizzare i profitti delle imprese locali e
massimizzare l’effetto moltiplicatore;
• ottimizzare l’impatto del turismo garantendo un
equilibrio sostenibile fra benefici
economici e costi socio-culturali.
Rispetto allo schema generale
delle funzioni di marketing valide per una qualsiasi organizzazione, l'azione
di marketing di una Destination Management Organization è limitata rispetto a
quella di una singola impresa turistica. La differenza fondamentale consiste
nell'impossibilità, da parte di una DMO, di esercitare un pieno controllo sulle
variabili del marketing mix ed, in particolare, sul prodotto e sul prezzo; le decisioni
relative a tali aspetti vengono, difatti, assunte direttamente dagli attori
locali, proprietari delle imprese che gestiscono i servizi e le attrazioni
turistiche. Risulta spesso arduo ideare e realizzare iniziative integrate e
comunemente condivise da tutti. Questo spiega perché tradizionalmente le
organizzazioni turistiche pubbliche si siano occupate principalmente di
promozione e/o di accoglienza turistica, attività che si possono facilmente
configurare come un completamento dell'offerta dei servizi della destinazione
senza richiedere un elevato grado di interazione delle politiche e delle
decisioni operative tra gli enti territoriali e gli attori locali. Nella
prospettiva di destination marketing, questa soluzione è ampiamente
insoddisfacente, in quanto non consente alla DMO di esercitare le funzioni che
le sono proprie in una logica di integrazione dell'offerta.
E' necessario, quindi, assegnare
alle DMO compiti più ampi, che ne estendano il campo di azione. Tuttavia questo
implica lo sviluppo di relazioni collaborative con le imprese e le
organizzazioni locali che controllano le risorse, i servizi e le attrazioni
turistiche, grazie alle quali sia possibile conferire alla DMO funzioni
relative all'offerta, al sostegno alla commercializzazione, alla definizione di
politiche di prezzo condivise all'interno della destinazione. Lo sviluppo di
Internet e delle tecnologie dell’informazione stanno aiutando a realizzare tali
cambiamenti, rivoluzionando così il modo di fare management e marketing nelle
destinazioni turistiche.
Le opportunità che oggi il web
offre alle DMO sono molte. Sempre più destinazioni, che precedentemente
utilizzavano la rete solo come strumento di supporto alla loro politica di
comunicazione e promozione, sfruttano ora il web per sviluppare le proprie
politiche di web marketing integrato. L’attività di promozione e
commercializzazione attuabile tramite la rete potrebbe rappresentare la chiave
per risolvere le varie problematiche legate allo sviluppo di attività di
marketing a livello territoriale, in quanto, consente un’effettiva
collaborazione tra pubblico e privato, collaborazione che spesso risulta
difficile da creare tramite l’uso di metodi tradizionali.
· Ottavo: l’organizzazione della
destinazione
Organizzare una destinazione non significa solo fare in modo che questa
funzioni e sia in grado di fornire al cliente ciò che chiede: in buona misura
organizzarsi significa fare in modo che il visitatore vada dove si decide di
farlo andare, visiti quello che si vuole che visiti e non viceversa. È il concetto del supermercato.
· Nono: la formazione
Ovviamente tutto il percorso fin qui descritto non può essere improvvisato:
la preparazione del personale che cura i vari aspetti delineati è fondamentale.
In mancanza si ricade in un modo di operare privo di strategie, ben noto
nel settore turistico. L’accoglienza, la promozione, la coordinazione dei
servizi devono essere studiati a tavolino in modo organizzato e professionale.
La formazione non riguarda solo il personale che collabora con il destination
manager, ma deve interessare anche gli albergatori. Non dimentichiamo che una
destinazione è un contenitore: l’albergatore, per quanto bravo, non avrebbe
lavoro se intorno al suo edificio non fosse offerto nulla. In più, sono attori
del sistema tutti i residenti, parte fondamentale dell’offerta. Anche per loro
è necessario una formazione, che chiamiamo più correttamente sensibilizzazione.
L’abitante della città deve capire che è parte del sistema dell’offerta
turistica e anche che è un elemento di attrazione. Il residente deve ricordare
che il turismo costituisce una ricchezza per la sua città.
Realizzare un piano di sviluppo di una destinazione significa sfruttare al
meglio le opportunità e le possibilità turistiche che essa presenta; significa
entrare in particolari che sono tipici di ogni località, che vano visti caso
per caso e che quindi non possono essere trattati da un punto di vista
generale. È necessario creatività, sensibilità e conoscenza dei mercati –
obiettivo.
L’obiettivo della destinazione deve essere quello di incrementare il
vantaggio competitivo (basato sulle sue risorse, sugli aspetti che possono
fungere da attrattore) sui propri concorrenti mantenendo il vantaggio
comparativo (costituito dal valore aggiunto che la destinazione è in grado di
offrire), e per poter fare questo è indispensabile una pianificazione
strategica.
Attraverso la pianificazione strategica per una destinazione turistica, si
cerca di definire i suoi obiettivi e le sue finalità che consistono nel
definire la situazione esistente, per indirizzare le azioni da intraprendere,
cercando di rispondere alle necessità e possibilmente anche anticipare i
cambiamenti dell’ambiente circostante e del mercato.
Tabella 1: La struttura del piano di sviluppo
Premessa
|
- Identificazione e valutazione dei
trend della domanda;
- Identificazione e valutazione dei
punti di forza e di debolezza;
- Identificazione e determinazione
prioritaria delle opportunità.
|
1° parte
|
-Identificazione del modello di
destinazione desiderata.
|
2° parte
|
-
Definizione della missione;
-
Obiettivi.
|
3° parte
|
-Strategie (programmi di rinforzo e
di marketing strategico).
|
(Fonte: La destinazione turistica di
successo Capitolo 8 – il piano di sviluppo)
Per mantenere la posizione competitiva è necessaria una continua azione di
risposta alle opportunità che nascono, rispetto alle quali vanno sfruttate al
massimo le risorse interne che forniscono un vantaggio competitivo e
comparativo davanti alla concorrenza.
La pianificazione dello sviluppo non consiste nel prevedere il futuro.
Semplicemente richiede una conoscenza precisa della situazione attuale per
sviluppare le azioni adatte e conservare e possibilmente migliorare il
posizionamento della destinazione.
La pianificazione strategica di una
destinazione è un insieme di decisioni da prendere tenendo conto dei
cambiamenti che si attendono dal futuro.
Il prodotto turistico che quindi ne deriverà, risulterà essere un mix
integrato e flessibile di valori tangibili e intangibili, attraverso soluzioni
organizzative e politiche di un marketing adeguato.
Occorre inoltre non sottovalutare anche gli impatti che gli interventi di
sviluppo turistico possono generare sul territorio.
Nella Tabella 2, vengono
evidenziati alcuni esempi di possibili impatti di un programma di sviluppo in
una tipica destinazione turistica che, in virtù delle sue ramificazioni su
tutto il sistema locale, determina conseguenze di tipo economico, fisico,
socio-psicologico, culturale e politico.
Gli effetti generati, inoltre, non sono solo positivi; possono anche essere
di segno inverso, come può accadere per l’impatto del turismo sull’ambiente,
che di volta in volta può assumere aspetti indifferenti o negativi.
Il territorio è dotato di risorse con valore allo stato potenziale. Il valore
diventa effettivo solo se avviene un’efficacia combinazione e coordinamento di
queste con le capacità relazionali, organizzative e gestionali dei singoli
attori dell’area geografica di riferimento, orientandolo verso una precisa
direzione.
Il progetto è efficace se parallelamente sarà possibile attivare uno spazio
di relazioni collaborative che costituisca un’infrastruttura di supporto
attraverso la quale implementare il progetto e veicolarlo all’esterno verso gli
altri stakeholder (domanda potenziale, tour operator, distributori, mass media
e cosi via).
Affrontare il processo di costruzione di una destinazione è estremamente
complesso, poiché è la risultante dell’azione coordinata di una pluralità di
soggetti decisionali, non agevolmente identificabili in maniera chiara e
univoca.
Tabella 2 : Gli impatti di un programma di
sviluppo turistico
Effetti
|
||
Impatto
|
POSITIVI
|
NEGATIVI
|
Economico
|
- Aumento dei consumi;
- Creazione di nuovi posti di lavoro.
|
- Aumento dei prezzi durante eventi speciali;
- Speculazioni immobiliari.
|
Fisico
|
- Sviluppo di nuovi servizi turistici;
- Costruzione di nuove infrastrutture;
|
- Danni ambientali;
- Sovraffollamento.
|
Sociale
|
- Rinforzo del tessuto sociale attraverso il volontariato;
- Incremento dell’interesse locale e della partecipazione verso gli
eventi territoriali;
|
- Incremento di fenomeni di invidia e avidità;
-Accelerazione di fenomeni sociali indesiderabili quali l’eccessiva
urbanizzazione.
|
Psicologico
|
-Incremento dell’attaccamento del territorio e dello spirito di comunità;
- Incremento dello spirito di accoglienza.
|
- Tendenza a chiudersi nei
confronti degli estranei;
- Elevata possibilità di incomprensioni legate ai diversi gradi di
ostilità verso i turisti –visitatori.
|
Culturale
|
- Sviluppo di nuove idee dal confronto con altre culture e con i loro
stili di vita;
- Rinforzo dei valori e delle tradizioni locali.
|
Commercializzazione di attività che invece sono per definizione di uso
pubblico;
- Modificazione di eventi e attività tradizionali, per rispondere alle
esigenze dell’industria turistica.
|
Politico
|
-Miglioramento dell’riconoscimento internazionale verso la località e i
suoi valori;
- Maggiore apertura della politica attraverso un’informazione più
capillare delle iniziative intraprese.
|
-Sfruttamento economico della popolazione locale, per soddisfare
ambizioni dell’elite politica;
- Distorsione della vera natura degli eventi, per riflettere i valori del
sistema politico corrente.
|
Fonte: adattamento da Ritchie, 1983
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