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12 maggio 2015

Sanità da cambiare: la possibilità c'è.

di Ninel Donini
Candidata al Consiglio regionale “Uniti per le Marche”

C’è un dato unificante che emerge nel pianeta dei servizi alla salute ed è la totale insoddisfazione per le scelte operate in questi anni dalla Giunta regionale e dal presidente Spacca. Diverse le motivazioni, ma strettamente collegate, con conseguenze sulla qualità del servizio offerto e sulla condizione dei pazienti.
La decisione, ad esempio, di chiudere in maniera lenta e forse alcuni, pensavano, impercettibile, le strutture ospedaliere della zona interna nel territorio della provincia di Pesaro Urbino ha creato cittadini con meno diritto alla salute. Tale diminuzione riguarda tutti gli abitanti della provincia. Infatti non trovando una risposta adeguata al bisogno di cura nel proprio territorio si rivolgono ad ospedali più grandi, anche quando le patologie potrebbero essere affrontate e risolte con minor dispendio di risorse e meno disagio.
Tale problema assume aspetti drammatici in alcune situazioni, nella nostra provincia esistono due reparti di pediatria, uno a Pesaro ed uno a Fano, forse andrebbero ristrutturati ed unificati, esistono anche due reparti di neonatologia e neanche una TIN (Terapia Intensiva Neonatale). Nelle Marche esiste solo al Salesi di Ancona e quando è occupata i neonati vengono inviati a Rimini o a Pescara. Perché non fare un reparto di pediatria unica ed un reparto di neonatologia adeguatamente attrezzato, quindi con la terapia intensiva?
Ci sono risorse umane e professionale qualificate oltre che motivate ad operare al meglio. Senza considerare che potrebbe essere ridotta di molto la mobilità passiva verso un’altra regione. Nessuno ha pensato, per esempio, di dotare i poli ospedalieri di una guardia pediatrica che intervenga come prima risposta. Nessuno ha pensato di dotare i poli ospedalieri di un pronto soccorso vero che sia in grado di fornire risposte efficaci. La spesa aumenterebbe solo inizialmente poi ci sarebbe un risparmio ed un flusso minore verso ospedali di media complessità e minori disagi per i pazienti. Quindi non concentrare, ma decentrare gli strumenti della diagnostica che permettono di individuare e curare le patologie più diffuse e meno gravi. Così invece risulta un sistema sanitario confuso per cui patologie di terzo livello, convivono con disturbi influenzali, sperperando le risorse e minando la credibilità degli operatori stessi. Il verso va cambiato anche nella sanità, ma che sia il verso giusto. La possibilità c’è.

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