IL COMITATO Pro Ospedale di Cagli continua a dire no alla riforma sanitaria della Giunta Ceriscioli e sull’argomento ha inviato un comunicato elencando varie richieste:
«La riforma sanitaria ha declassato Cagli a ospedale di Comunità e penalizza le aree interne. Ciò che dicono gli organi preposti, anche nelle sedi istituzionali, è stato spesso smentito da atti amministrativi contrastanti o da circolari attuative della riforma. In altri casi, non sono stati attivati i servizi sanitari, comunque previsti dalle delibere regionali. Uno stato di confusione che non ha contribuito a dipanare le tante preoccupazioni che affliggono i cittadini del territorio».
A DESTARE forte preoccupazione, incalza il comitato, «sono le disposizioni della Delibera di Giunta della Regione Marche 139/2016, in base alla quale si procederà alla soppressione del Punto di Primo Intervento, con conseguente attivazione del Pat (Punto assistenziale territoriale) a quanto pare non chiaramente definito da alcun atto amministrativo. I Punti assistenziali territoriali, sembra, dalle ultime dichiarazioni del Direttore di Area Vasta, siano destinati alla gestione dei soli codici bianchi. Scontato appare, quindi, il crescente numero di chiamate che confluiranno al 118, dotato, per quanto riguarda Cagli, di un’unica Potes medicalizzata, visto che la seconda ambulanza medicalizzata reperibile, già dal mese di aprile 2016, viene condivisa, con alternanza quindicinale, con l’ospedale di Comunità di Fossombrone. Il nostro è un territorio vasto da coprire, con frazioni e case sparse dislocate in zone semimontane e montane e una struttura stradale non di facile percorrenza, specie in inverno».
QUINDI un altro affondo alla riforma sanitaria regionale che «vede la trasformazione dei posti letto di lungodegenza ospedaliera in posti letto di cure intermedie, di natura extraospedaliera, ove risulta strategica la figura dell’infermiere con l’intervento dei medici di medicina generale (medici di base) o pediatri di libera scelta disponibili, ma solo nelle ore diurne e giorni feriali.
Per questo sosteniamo la proposta del Comune di Cagli approvata all’unanimità anche dai Consigli dei Comuni facenti parte dell’area ospedaliera territoriale (Acqualagna, Apecchio, Cantiano, Frontone, Piobbico e Serra Sant’Abbondio) e dalla Unione Montana del Catria e Nerone.
Per questo sosteniamo la proposta del Comune di Cagli approvata all’unanimità anche dai Consigli dei Comuni facenti parte dell’area ospedaliera territoriale (Acqualagna, Apecchio, Cantiano, Frontone, Piobbico e Serra Sant’Abbondio) e dalla Unione Montana del Catria e Nerone.
Chiediamo, in particolare, i seguenti servizi sanitari necessari per garantire il livello minimo indispensabile di tutela del diritto alla salute in questo territorio:
mantenimento della piena funzionalità del Ppi (Punto di Primo Intervento) H24, gestito da medici ospedalieri,
la presenza della Potes, con seconda ambulanza medicalizzata H24 e per 7 giorni settimanali, mezzi di soccorso adeguati per località montana e semimontana (4X4),
presenza di entrambi i medici di continuità assistenziale per le visite domiciliari dell’intero e vasto territorio,
posti di lungodegenza post acuzie,
DDay Surgery per piccoli interventi chirurgici,
ambulatori specialistici, fra l’altro specificatamente previsti dal delibera giunta regionale n. 139/16 e non ancora riattivati dopo la chiusura o la riduzione delle aperture dello scorso anno.
E ancora:
attività diagnostica con aggiornamento e potenziamento delle tecnologie disponibili,
laboratorio analisi H24 (anche per emergenze) con personale ed attrezzature dedicate».
Il Comitato, infine, lamenta anche il «mancato coinvolgimento di rappresentanze di cittadini nelle scelte che riguardano la propria salute, nonostante la presenza di apposita legge regionale. Diritto che il Comitato intende ribadire nelle sedi opportune».
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