La preoccupazione dei cittadini dell'entroterra pesarese si traduce in mobilitazione dopo la bozza di delibera della Giunta regionale che vuole sfruttare la risorsa del Pozzo Burano dandola in gestione diretta a Marche Multiservizi.
Nell'attesa di definire dettagli dell'occupazione pacifica del pozzo del Burano che si terrà domenica 27 luglio alle ore 18.00 nel piazzale adiacente il Pozzo del Burano della quale seguiranno foto e programma di massima, si rende pubblico un comunicato sulla posizione del gruppo di lavoro che unisce l'associazione Go giovani Oggi, Coordinamento Acqua Bene Comune, Lupus in Fabula, Progetto Acqua, Volontari della Valle del Bosso e del Burano.
Dopo l’incontro pubblico “Non restiamo a Secco. Difendiamo
la nostra acqua”, che lo scorso 4 luglio ha riunito oltre 200 persone al
Bocciodromo di Cagli, continua la mobilitazione del territorio contro
l’approvazione del progetto di Piano regolatore degli Acquedotti della Regione
presentato il 27/03/2014 con Deliberazione n. 238 del 10/03/2014 della Giunta
Regionale.
Il prossimo step, di un percorso che sta coinvolgendo sempre
più energie nel territorio, è stato ipotizzato per domenica 27 luglio alle ore
18.00 con un’occupazione pacifica del Pozzo del Burano, eletto a icona di una
mobilitazione collettiva che rivendica una gestione più oculata delle risorse
idriche del territorio.
Nell’attesa di definire in maniera precisa la logistica
della giornata e il programma di massima, e in relazione all’imminente incontro
organizzato dalla Comunità Montana con i Comuni, gli organizzatori
(Associazioni Go Giovani Oggi, Pro Nerone, Lupus in Fabula, Progetto Acqua,
Coordinamento Provinciale Acqua Bene Comune e numerosi volontari delle Valli
Bosso e Burano) ci tengono a precisare la loro posizione:
“Chiediamo spiegazioni su quanto riportato nel Messaggero del 19 luglio, in riferimento al documento da inviare in Regione redatto dai sette comune convocati dal Presidente Massimo Ciabocchi. Nell’articolo si riporta: ‘l’obiettivo è quello di vietare il prelievo d’acqua a fini ordinari dal pozzo del Burano o, perlomeno, di limitarlo rispetto gli ipotizzati 300 litri al secondo’. Questa apertura verso nuovi prelievi, anche se di minor entità rispetto a quelli oggi previsti , a nostro avviso è un grave errore. Infatti spianerebbe la strada ad adduzioni sempre più consistenti senza considerare che non sono ancora state date garanzie credibili rispetto ai possibili danni per gli ecosistemi. Inoltre, se si vuole conseguire un risultato che tuteli il nostro territorio, non ha senso che tale documento contenga il secondo obiettivo, captazioni minori a 300 l/s, perché si avvicina e asseconda ciò che viene previsto dal piano. Di conseguenza il primo obiettivo, che vieta il prelievo a fini ordinari, non verrebbe minimamente preso in considerazione. Quindi ci discostiamo e ci opponiamo a questa eventuale apertura, controproducente verso quello per cui stiamo lottando. In considerazione di quanto sopra riportato si chiede a tutte le Amministrazioni coinvolte di: dichiarare senza ambiguità la propria posizione in merito al problema; sostenere e promuovere, presso al Regione, la richiesta di stralcio del Piano Acquedotti e la sua nuova rielaborazione sulla base di parametri che non siano solo la ricerca della soluzione più facile, ma quelli di una ragionata, scientifica, partecipata e trasparente gestione del territorio; di rendere accessibile la prossima riunione dei Comuni autorizzando la presenza di un pubblico di cittadini o, in alternativa, accettando la diffusione in streaming della seduta o verbalizzando e pubblicizzando, in tempi brevi, i contenuti del confronto.
“Chiediamo spiegazioni su quanto riportato nel Messaggero del 19 luglio, in riferimento al documento da inviare in Regione redatto dai sette comune convocati dal Presidente Massimo Ciabocchi. Nell’articolo si riporta: ‘l’obiettivo è quello di vietare il prelievo d’acqua a fini ordinari dal pozzo del Burano o, perlomeno, di limitarlo rispetto gli ipotizzati 300 litri al secondo’. Questa apertura verso nuovi prelievi, anche se di minor entità rispetto a quelli oggi previsti , a nostro avviso è un grave errore. Infatti spianerebbe la strada ad adduzioni sempre più consistenti senza considerare che non sono ancora state date garanzie credibili rispetto ai possibili danni per gli ecosistemi. Inoltre, se si vuole conseguire un risultato che tuteli il nostro territorio, non ha senso che tale documento contenga il secondo obiettivo, captazioni minori a 300 l/s, perché si avvicina e asseconda ciò che viene previsto dal piano. Di conseguenza il primo obiettivo, che vieta il prelievo a fini ordinari, non verrebbe minimamente preso in considerazione. Quindi ci discostiamo e ci opponiamo a questa eventuale apertura, controproducente verso quello per cui stiamo lottando. In considerazione di quanto sopra riportato si chiede a tutte le Amministrazioni coinvolte di: dichiarare senza ambiguità la propria posizione in merito al problema; sostenere e promuovere, presso al Regione, la richiesta di stralcio del Piano Acquedotti e la sua nuova rielaborazione sulla base di parametri che non siano solo la ricerca della soluzione più facile, ma quelli di una ragionata, scientifica, partecipata e trasparente gestione del territorio; di rendere accessibile la prossima riunione dei Comuni autorizzando la presenza di un pubblico di cittadini o, in alternativa, accettando la diffusione in streaming della seduta o verbalizzando e pubblicizzando, in tempi brevi, i contenuti del confronto.
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