di Leone Pantaleoni
Gioacchino Rossini lo definì Mozart dei funghi e Alexander Dumas Sancta Sanctorum della tavola. Molière lo fece elemento portante della sua più importante opera letteraria. Lord Byron lo teneva sulla scrivania affinché il suo profumo funzionasse come musa stimolante la creatività. Grossolanamente occhialuto e sottilmente oculato, Cavour lo faceva includere spesso tra le portate dei suoi sontuosi pranzi; intento com'era a barattare i costi della buona gola con i ricavi della ottima politica. A proposito di banchetti, tra gli antichi greci, a cominciare dalle feste in onore di Diòniso, l'uso di cibi stimolanti era da intendersi un sottinteso. Tra liturgia mistica e liturgia scientistica, si celebra il suo aroma quale quintessenza provocante nell'uomo effetti di natura estatica. Da sempre gli si attribuiscono proprietà afrodisiache per via d'una sostanza odorosa che nel frenare la serotonina prodotta, accelera il prodursi d'un senso di pace; pace che, per ovvie ragioni, mai potrà intendersi quella dei sensi. Non lo si fosse ancora compreso, il soggetto per nulla sottinteso di questo nostro lungo incipit è il tartufo. Etimologicamente parlando, 'tartufo' è termine che deriva dal tuber latino attraverso tufer, variante dialettale di provenienza osco-umbra. Il tartufo rappresenterebbe allora il taerrae tufer, ovvero il tubero di terra immortalato da Plinio il Vecchio prima e da Petronio poi. A compulsare la Enciclopedia, c'è di che cadere in deliquio dinnanzi alla pur ineccepibile definizione: funghi ascomiceti sotterranei che vivono in simbiosi con le radici di varie piante formando micorrize ectotrofiche. Poiché il più ricercato per le sue proprietà organolettiche, il Tartufo Bianco Pregiato, decisamente più fascinoso nella sua dizione 'patristica' Tuber Magnatum Pico, può senz'altro definirsi il vanto sia di Acqualagna che di Sant'Angelo in Vado. L'eccelsa qualità del suo aroma e il sommo grado della sua intensità, dipendono entrambi dalla specie di alberi con cui esso è vissuto in simbiosi. Si tratta del tiglio, del rovere, del pioppo, del nocciolo e del salice. Dal naturale all'artificiale, il profumo del tartufo è dato da bismetiltiometano, prodotto chimico di sintesi utilizzato nella preparazione di oli e formaggi. Nonostante che in Italia il numero dei tartufai attivi regolarmente tesserati superi abbondantemente le 100.000 unità, quale ennesima e dolente intrusione, non poteva mancare il Tartufo Cinese. Una sorta di Tartufo Nero Pregiato dal sapore assai meno nobile e intenso. In tema di gialli, sinonimo di cinesi, non poteva allora mancare il giallo sinonimo di poliziesco. Infatti, con notevole danno commerciale e ambientale, e innanzitutto con attentato alla salute, i Tartufi Cinesi sono così ben mescolati ai nostri da non potersi più distinguere gli uni dagli altri. Ovverosia il grano dal loglio. Giallo per giallo, neanche servendosi di un Poirot, un Maigret o uno Sherlock Holmes.
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