di Elisa Venturi
Una breve performance prima che iniziasse “La voce della gente”, il debutto teatrale del gruppo folk Ultimo Binario. Eccola l’ultima forma di protesta, messa in scena a tutela dell’ospedale di Cagli. Tra la seconda e la terza campanella che richiama la gente a sedersi, sul palco del teatro comunale di Cagli sono saliti Lavinia Mochi e Paolo Sordini, per leggere quattro storie, quattro voci di quelle, centinaia ogni giorno, che si possono raccogliere davanti all’ospedale di Cagli. Storie di uomini e di donne, di malattia e buona salute, che fanno parte dell’eccezionalità e della normalità di una piccola città dell’entroterra e del vasto territorio che la circonda.
Una bambina e altre tre generazioni a “muovere” la
scena: la solita maglietta con scritto “l’ospedale di Cagli non si tocca!” a
fare da testimone, che passa di mano in mano, a difesa di un diritto alla
salute che è di tutti e che ciascuno deve tutelare anche per gli altri. Con la
stessa maglietta, al termine dello spettacolo di teatro e musica, i ragazzi
della band sono usciti per ricevere il lungo applauso del pubblico.
“Ho bisogno di sapere che in questa città posso avere
il sorriso di una persona che grazie all'ospedale è ritornata a sedersi a
teatro”. Con queste parole, l’Istituzione teatro aveva espresso solidarietà ai
cagliesi impegnati ad Ancona per spiegare, dentro e fuori dal palazzo della
Regione, il loro no alla chiusura dell’ospedale che serve il Catria e Nerone.
E con queste stesse parole, ieri, gli stessi giovani
da giorni impegnati per difendere l’ospedale hanno ringraziato l’Istituzione
per l’opportunità ricevuta. Quella di far urlare anche al teatro quel no già
gridato insieme, ricordando che senza servizi, un territorio muore.
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