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28 agosto 2013

DANCE IMMERSION FESTIVAL - Riflessioni e nuove interpretazioni de “Le Sacre du Printemps”

di Elisabetta Marsigli
Balletto Di Siena – Le mete di Priapo
(omaggio a Le Sacre du Printemps)
Con il “Sacre”,  opera che ha contrassegnato la cultura moderna, si sono cimentati i più grandi coreografi del Novecento: tra questi Maurice Béjart ('59 e '70),  Pina Bausch ('75). Il Festival offrirà uno spaccato storico di alcune delle principali tra le oltre 250 versioni coreografiche del capolavoro di Stravinskij. È prevista una maratona video del “Sacre”, a cura di  Massimo Puliani, con immagini della prima rappresentazione e della ricostruzione dell'originale, presentata nell'87 dal Joffrey Ballet. Insieme a queste sono le originali riletture di Bartabas per Theatre Zingaro (2000) e Angelin Preljocaj (2001),  e una originale vetrina di nuove "Riflessioni e Interpretazioni" del "Sacre ", che vede protagonisti giovani compagnie e talentuosi coreografi.
 
Sono ben cinque le prime nazionali che saranno proposte al Teatro Comunale di Cagli: “La sacralità dell’azione” (31-8, replica il 3-9) della  compagnia emergente MeF Ensemble (produzione del Festival), con le coreografie di Benilde Marini e Irene Calagreti. Un altro omaggio al tema è “Le mete di Priapo”, presentato dal Balletto di Siena, diretto da Marco Batti.
Il coreografo e danzatore Fabio Crestale proporrà (6-9) un trittico:  “Actions après la guerre”, creata   da Paolo Mohovich; “Elles sont vivantes”, con Francesca Domenichini e Ariane Roustan, e "La sacralité du printemps", creata per MEF Ensemble.
Intorno al tema del  “Sacre", discuteranno il filofoso Salvatore Piromalli (Università di Trento), Tiziana Cera Rosco, poetessa, Cinzia Ginevri Blasi (psicologa clinica e psicoterapeuta sistemi co-relazionali), Flavio Taini (drammaturgo e scrittore), Alessandro Seri, poeta, Ermanno Romanelli (giornalista).
Il 1 settembre si inaugura la mostra curata da Matteo De Simone con i fotografi Giovanni Izzo, Julye Jacomel e Alberto Raffaeli, e gli scultori Guglielmo Vecchietti Massacci, Ilaria Beretta e Flavia Mastrella.
Nel corso del festival, la Danza è protagonista con la D maiuscola. Saranno ben venti i docenti che proporranno lezioni e laboratori, i cui risultati si materializzeranno in una serata-spettacolo nel galà di chiusura (7 settembre).
Il Festival è ideato e diretto da Benilde Marini,membro Internazionale del Consiglio della Danza UNESCO. L'organizzazione è a cura dell'Associazione "Movimento e Fantasia", in collaborazione con l'Istituzione Teatro del Comune di Cagli, presidente prof. Massimo Puliani.
Info: www.movimentoefantasia.it,  mail: movimentoefantasia@libero.it telefono 393.9690277


(*)   Nota di Massimo Puliani, Presidente dell'Istituzione Teatro del Comune di Cagli:

“Le Sacre du Printemps” fu rappresentato per la prima volta nel 1913 al Théâtre des Champs-Elysées dalla compagnia dei Balletti russi di Sergej Djaghilev
L'organico della compagnia che  1909   trovò sede a Parigi  comprendeva i migliori ballerini provenienti dai due teatri più importanti della Russia: il moscovita Bol'šoj e il pietroburghese Mariinskij.
L'équipe era composta dai più importanti personaggi dell'epoca del calibro, Michel Fokine Léonide Massine, e  Vaslav  Nijinsky e da molti artisti come scenografi, musicisti, pittori come per citarne alcuni,  Picasso Cocteau Debussy  Prokofiev,   Ravel,   Satie e, in particolare, Igor Stravinskij,  che fu scoperto proprio da Diaghilev.
Le musiche della Sagra della Primavera (Sagra, è una traduzione non felice, e assai equivoca) sono di Igor' Stravinskij, la scenografia (tra l'oleografico e il parodistico) era firmata di Nikolaj Konstantinovič Roerich,  la coreografia era di Vaclav Nižinski, artista geniale, forse il riferimento più autorevole della danza contemporanea per la sua ricerca gestuale ed estetica.  Nižinski  era un danzatore audace e scandaloso;  di successo ma anche di fischi come nel caso della prima del 1913. 
Morì nel 1950 a Londra  dove era in cura per schizofrenia. Si fece visitare  sia dal dottor Freud che da Jung.

LE SACRE DU PRINTEMPS ha una drammaturgia coreografica in due parti:
La prima dal titolo L'adorazione della Terra
La seconda  Il sacrificio
l soggetto si basa su un  rito sacrificale pagano nella Russia antica all'inizio della primavera, nel quale un'adolescente veniva scelta per ballare fino alla morte con lo scopo di propiziare la benevolenza degli dei in vista della nuova stagione.
Stravinskij intese ricreare un mondo barbarico e primitivo, in un clima rituale pagano che sfocia in tragedia.
L' opera, la cui  durata è di 35 minuti circa , ha uno straordinario impatto sul pubblico  sia sul piano musicale che scenico,  quasi in ipnosi, con un finale travolgente.
Con LE SACRE DU PRINTEMPS   si sono misurati i più grandi coreografi del Novecento
da Maurice Béjart (nel '59 e nel '70)  

a Pina Bausch (nel '75) a tutt'oggi lo spettacolo, che abbiamo visto di recente al San Carlo di Napoli,  è ancora in tournée per l'Europa.

Sono centinaia le messinscene interpretative dell'opera, ma noi abbiamo scelto per queste tre puntate  una maratona di danza solo su quelle che riteniamo più emblematiche e significative come quelle già citate di Bejart e di Bausch, fino a quelle più stravaganti  di Bartabas per Theatre Zingaro (del 2000) e di  Angelin ANGIAN Preljocaj PREJOCAG (del 2001)
La prima puntata sarà incentrata sulle affascinanti  immagini del 1913 della prima rappresentazione interpretata da  Nijinsky.  Grazie ad un lavoro di re-missage  del 2010 del videomaker e scultore    francese  Christian Comte si possono vedere anche i disegni che Nijinskij fece nel suo diario.
Poi vedremo la ricostruzione dell'originale, sulle fonte autografe e interviste dei protagonisti,  presentata nel 1987 a los angeles dal Joffrey Ballet  con coreografia di  Millicent Hodson e Kenneth Archer.
Tra questi due video ci sarà una piccola parentesi dedicata a Paolo Bortoluzzi, interprete del capolavoro d'eccellenza (per forza stilistica e idea di scrittura del corpo)   di   Nijinsky: "L'apres midi d'un faune", Il pomeriggio di un fauno , del 1912 su musica di Claude Debussy . La ripresa video è dei primi anni Settanta.  


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